Ricerca del tartufo, Fnati impugna i regolamenti delle Comunità Montane marchigiane

La Federazione nazionale associazioni tartufai italiani (Fnati), insieme a diversi cercatori, ha notificato due ricorsi al Tar contro i regolamenti per la ricerca dei tartufi adottati dalla Comunità Montana dell’Alta Valle del Metauro e da quella del Montefeltro. Secondo i ricorrenti, le nuove norme limiterebbero l’attività dei tartufai introducendo vincoli e costi aggiuntivi non previsti dalla legge nazionale. In sostanza per accedere a determinate aree particolarmente vocate alla produzione del tartufo come Carpegna, il demanio di Monte Vicino tra Sant’Angelo in Vado e Apecchio, quello di Montiego tra Piobbico e Urbania e quello nei dintorni di Mercatello sul Metauro – bisogna aver chiesto l’autorizzazione e regolarizzato l’attività dal punto di vista fiscale e della rintracciabilità alimentare. C’è poi da pagare un versamento per iniziare la cerca.

“Questi regolamenti ignorano completamente le esigenze dei tartufai che da secoli fanno sì che il tartufo arrivi sulle tavole di tutto il mondo”, hanno sottolineato dalla Fnati, presieduta da Fabio Cerretano. La Federazione ha inoltre ricordato che la Regione Marche è tra le protagoniste del settore e ha contestato in particolare i divieti per i cavatori provenienti da regioni non limitrofe e l’introduzione di una tassa aggiuntiva, che “non trova giustificazione e contrasta con la normativa vigente”.

La Fnati evidenzia come il numero dei cercatori dovrebbe essere stabilito “in maniera scientifica e non arbitraria, senza costi aggiuntivi e senza distinzione di residenza”. La Federazione apre comunque al dialogo: “Siamo pronti a ritirare il ricorso se le comunità annulleranno i regolamenti e mostreranno la volontà di confrontarsi con i tartufai per discutere soluzioni condivise, rinunciando definitivamente a tasse aggiuntive vietate dalla stessa legge regionale”.

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